Pubblico vs privato? Il caso della Fondazione ISEC.

Qui si parla di: archivi della Resistenza, archivi di impresa, archivi di partiti e personalità politiche. Ma anche di: bilanci, contratti del personale, misurazione dei servizi, sportelli virtuali.

I mestieri dell’archivista. Dieci domande a Daniela Bellettati.

Qui si parla di: turisti in ciabatte, archivi e terremoti, vita da pendolare, la maestra delle elementari, mostre inutili e laboratori utili.

I mestieri dell’archivista. Dieci domande a Massimo Galeri.

Qui si parla di: archivi di valle, sistemi integrati di beni culturali, archivi e ghiacciai, “staticità della parola scritta e dinamicità delle relazioni che l’hanno prodotta”. E altro.

I mestieri dell’archivista. Dieci domande a Luisa Finocchi.

Luisa Finocchi e gli archivi: un rapporto di lunga durata, una andata  e ritorno, un primo amore che non si scorda mai. Cose del genere.

I mestieri dell’archivista. Dieci domande a Domenico Quartieri.

Domenico Quartieri è uno della vecchia guardia. Comincia dalla gavetta. Alla fine degli anni Settanta lavorara come archivista – protocollista in una amministrazione pubblica. Dalla quale si licenzia a metà degli anni Ottanta per intraprendere la vita dell’archivista “mercenario”.

Un libricino di successo (segue). Vi dico il segreto.

Il disegno qui di fianco lo ho rubato a Lisa, spero non si arrabbi. Sta nel libricino di cui ho parlato nel post che precede.

Questo libricino è stato un successo. No, preciso: il laboratorio che lo ha prodotto è stato un successo. Ora svelo il mistero. Come detto, ha coinvolto circa centosettanta ragazzini e le loro famiglie. I questionari di valutazione dicono che l’iniziativa è piaciuta. La stampa ne ha parlato con un certo rilievo e espressioni lusinghiere. Il che non guasta mai.

Un libricino utile.

Storia di Renata

Ho per le mani un libretto che si chiama Luglio 1944. Una infanzia tradita. Storia di Renata. E’ curato dall’équipe mantovana, archivisti e insegnanti, de I Documenti raccontano. Riunisce gli esercizi narrativi su documentazione storica di circa centosettanta ragazzini di due scuole di Mantova. Una primaria e una secondaria.

Nelle prime pagine sono riprodotte le fonti: fotografie, pagine di quotidiani, documenti d’archivio. Seguono alcuni disegni e poi i racconti. Dove si narra di Renata, una piccolina che resta ferita a seguito di un bombardamento alleato nel ’44.

Studiosi, utenti e pubblico navigante.

Mi dice Francesco Cattaneo, direttore dell’archivio storico civico di Lodi, che le presenze in sala studio sono diminuite. Di oltre il cinquanta per cento, da ormai alcuni anni. Francesco è un comunicatore di razza e l’abbandono del pubblico certamente non va imputato ad un difetto di promozione. Che anzi l’istituto lodigiano brilla, da sempre, per capacità di proporsi alla cittadinanza nei modi più vari e fantasiosi.

Museo dei Martinitt e Stelline. Ho visto cose che voi umani …

Immaginate di entrare in un’aula scolastica. Più o meno di un secolo fa. Quelle con i banchi di legno di castagno, scuri, massicci, squadrati. Avete presente? E poi immaginate che nell’aula faccia il suo ingresso un maestro e che si metta a leggere, dalle pagine di un libro d’altri tempi, una lezione di storia o di geografia o di aritmetica. E infine immaginate che il maestro vi interroghi.

A spasso con le streghe.

Lo scrivente qui ha pubblicato, qualche tempo fa, un lungo racconto tratto da un processo per stregoneria celebrato a Bormio nel 1630 contro due donne, madre e figlia. Il titolo è La voce delle streghe e verrà presentato sabato prossimo alla biblioteca comunale di Marcheno. Qui, qualche info aggiuntiva: http://www.idocumentiraccontano.it/lavori/249/.

Non è la prima occasione pubblica in cui si parla di questo libro che ha goduto di una qualche piccola fortuna. Forse l’argomento intriga. O forse, ciò che è piaciuto, è l’idea di restituire una storia realmente accaduta. In mezzo al diluvio dei fantasy più strampalati, una vera, dolorosa, sciagurata storia di streghe.

Dovrei forse dedicargli qualche pagina. Magari spiegare come ho lavorato sulle fonti. Anche perchè è un buon modo per far sapere in giro che esistono gli archivi.